L’elettrostimolatore è un generatore di corrente che emana impulsi elettrici a bassa frequenza che stimoleranno un determinato muscolo del corpo attraverso gli elettrodi. Detti impulsi elettrici provocano una contrazione muscolare simile a quella che si verifica nel corso di un allenamento in palestra: i risultati ottenibili saranno diversi in base ai parametri dell’impulso (frequenza, durata e intensità), rispondendo agli specifici bisogni di chi utilizza l’apparecchio. A cosa serve l’elettrostimolatore? Il suo campo di applicazione è molto vasto, “incontrando” diverse necessità.
Innanzitutto esso è adoperato per i trattamenti anti-dolore: cervicale, lombalgia o mal di schiena, ad esempio, possono essere efficacemente fronteggiati tramite gli elettrostimolatori TENS (di cui ci occuperemo nella prossima FAQ), applicando semplicemente gli elettrodi sull’area del corpo interessata. E senza l’assunzione di antidolorifici.
L’elettrostimolatore trova impiego nei trattamenti riabilitativi, contribuendo al recupero della funzionalità, quando, ad esempio, si è costretti all’immobilismo a seguito di un infortunio o di una malattia. Ed ancora, l’apparecchio in oggetto è adoperato in ambito sportivo, allenando il muscolo in modo intenso e senza sforzi cardiaci, e limitando l’affaticamento dei tendini. Attenzione, però, perché esso è parte integrante – e non sostitutiva – di un programma di allenamento: non si può dunque pensare di abbandonare completamente l’attività sportiva, “lasciando fare” tutto all’elettrostimolatore, anzi, se questa fosse l’idea, si suggerisce vivamente di desistere dall’acquisto di un simile dispositivo.
L’elettrostimolatore, infine, trova applicazione nei trattamenti estetici, facilitando la definizione del muscolo, la sua tonificazione, le attività di drenaggio, di rilassamento e di lipolisi. Nel dettaglio, esso è adoperato per dimagrire, rassodare e combattere l’inestetismo della cellulite: anche in questo caso, però, l’uso di detto apparecchio deve essere accompagnato da una regolare attività sportiva ed una sana alimentazione, perché, in caso contrario, i risultati non si otterranno.
Utilizzare un elettrostimolatore è molto semplice. Ecco, nel dettaglio, come procedere:
- scegliere il programma secondo il gruppo muscolare su cui si desidera lavorare, seguendo le istruzioni fornite dall’apposito libretto;
- collegare gli elettrodi all’elettrostimolatore, prestando attenzione a che gli stessi siano adeguatamente posizionati;
- accendere l’elettrostimolatore, selezionando il programma scelto;
- regolare l’intensità degli impulsi elettrici, sino a sentire la stimolazione degli stessi. Qualora non si avvertisse alcuna contrazione muscolare, aumentare gradatamente l’intensità.
Soffermandoci per un momento sui programmi adoperabili con un elettrostimolatore, solitamente i dispositivi di tal genere disponibili sul mercato contemplano i seguenti:
- Sport ((Riscaldamento, Forza, Resistenza aerobica, Forza resistente, Forza esplosiva, Recupero, Capillarizzazione, Decontratturante);
- Estetica (Rassodamento, Tonificazione, Lipolisi, Drenaggio);
- Infortuni (Programmi antalgici – onde TENS).
La durata di ciascun programma varia dai 20 ai 45 minuti, con un pausa tra fasi di contrazione e di recupero; le sedute settimanali – secondo quello che è il proprio obiettivo – vanno da 2 a 4, e le guide che accompagnano gli elettrostimolatori sono esaurienti in merito. Non va, comunque, trascurato il parere medico.
La procedura di utilizzo di un elettrostimolatore, come appena visto, è alquanto agevole, ma perché detto utilizzo avvenga correttamente, è il caso di prestare attenzione ad alcuni preziosi consigli, che elenchiamo qui di seguito:
- unire all’uso dell’elettrostimolatore un po’ di stretching, in modo tale che il muscolo sia già riscaldato;
- non creare squilibri, nel senso che, se ad esempio si è scelto di allenare i bicipiti, bisogna allenarli entrambi (e non più quelli di destra e meno quelli di sinistra);
- indossare abbigliamento leggero;
- evitare di allenarsi su muscoli tesi o indolenziti;
- collocare gli elettrodi in maniera appropriata, non preoccupandosi di chiedere eventualmente aiuto se si avessero difficoltà;
- stabilire durata ed intensità dello stimolo seguendo quelle che sono le istruzioni fornite con l’apparecchio;
- iniziare il trattamento gradualmente, senza eccedere con l’intensità, aumentando quest’ultima solo quando il corpo si è adattato;
- accertarsi che l’elettrostimolatore scelto sia certificato nel rispetto delle norme CEI 601-1-2 per la compatibilità elettromagnetica e CEI 601-1 in relazione ai dispositivi elettromedicali;
- qualora l’utilizzo dell’elettrostimolatore sia parte del proprio allenamento, confrontarsi con il proprio allenatore in relazione ai muscoli su cui lavorare.
Alcuni soggetti non possono in nessun caso fare uso dell’elettrostimolatore:
- i portatori di pacemaker;
- le donne in stato di gravidanza;
- i pazienti affetti da diabete, cardiopatia, neoplasia ed epilessia;
- i pazienti affetti da trombosi o ischemia, o da seri problemi di salute, come tumori dell’apparato digerente;
- coloro i quali soffrono di ulcera, dermatite, varici, ferite, irritazioni cutanee;
- coloro i quali hanno febbre oltre i 38°.
Non possono, ovviamente, servirsi dell’elettrostimolatore, anche tutti i soggetti a cui ne è stato vietato l’utilizzo da parte di uno specialista.
La vasta gamma di elettrostimolatori presenti sul mercato, se da un lato offre maggiori possibilità di scelta, dall’altro lato, tuttavia, può creare dubbio e confusione, specie da parte dei “neofiti”, di coloro cioè che si avvicinano per la prima volta ad apparecchi di questa tipologia. Una confusione che oltre a comportare un ovvio spreco di denaro, può indurre ad effettuare un acquisto non oculato, non rispondente alle proprie necessità, lasciando delusi o insoddisfatti.
Ecco perché, al fine di veicolare la propria scelta in modo giusto e consapevole, “vengono in aiuto” alcuni criteri-base, indispensabili ed imprescindibili. Tra questi, innanzitutto i programmi pre-installati nel dispositivo, suddivisibili sostanzialmente in tre categorie: Sportiva (la più frequente), Estetica (suddivisa in rassodamento, tonificazione, lipolisi e drenaggio) ed Infortunio (programmi antalgici, onde TENS). I programmi, difatti, rappresentano un fattore essenziale al momento dell’acquisto, perché “determinano” i propri bisogni e i benefici che ci si aspetta di ottenere dall’utilizzo di un elettrostimolatore, indirizzando l’acquisto verso un modello e non verso un altro. Le motivazioni sottese al predetto utilizzo possono infatti essere le più diverse, andando, a titolo esemplificativo, dall’esigenza di tonificare la muscolatura dopo una fase di inattività, a quella del recupero della muscolatura stessa a causa di un infortunio: ciò spiega, di conseguenza, l’importanza di conoscere gli obiettivi che ci si pone, per non incorrere nel rischio di un acquisto che si riveli poco specializzato o specializzato in un campo che non è quello che necessita all’utente. Ovviamente, qualora si fosse alla ricerca di un elettrostimolatore rispondente a più richieste, il proprio acquisto andrà rivolto ad un dispositivo che contempli i predetti ambiti di applicazione, ossia quello sportivo, quello riabilitativo, e quello estetico.
Oltre ai programmi, un parametro fondamentale per essere guidati nella scelta di un elettrostimolatore è costituito dai canali di uscita. Generalmente in numero di 2 o di 4 – ed anche di 6, in presenza di dispositivi più professionali – sono le vie di trasmissione degli impulsi elettrici, trovando la loro “corrispondenza” nei muscoli da trattare: con due canali si può stimolare un solo gruppo muscolare, con due, invece, si possono stimolare in contemporanea due gruppi muscolari. Ad ogni canale di uscita bisogna collegare l’elettrodo, da collocare sullo specifico muscolo su cui ci si prefigge di lavorare, solitamente una coppia di elettrodi per ciascun canale. È possibile anche sdoppiare un singolo canale utilizzando dei cavetti sdoppiatori, considerando, però, che ciò consente la stimolazione di un muscolo da più angolazioni, ma non la stimolazione di due diversi gruppi muscolari.
Il display fornisce informazioni relative all’utilizzo dell’elettrostimolatore, e non sempre è retroilluminato: è bene verificare questa caratteristica al momento dell’acquisto, caratteristica utile qualora ci si volesse servire del dispositivo durante la notte, quando non è agevole la lettura dei dati. Ed ancora, è importante controllare la presenza della garanzia del dispositivo stesso, che dovrebbe essere per almeno 12 mesi, così come la conformità agli standard europei o internazionali. In caso di mancata reperibilità di informazioni al riguardo sulla confezione dell’apparecchio o sul foglietto illustrativo, sarà necessario controllare la presenza del simbolo CE, e degli standard applicati sia al campo sportivo che a quello paramedico.
A prescindere da quelli che sono i motivi che spingano ad acquistare un elettrostimolatore, infine, è opportuno che esso garantisca più livelli di intensità, al fine di poter essere regolato e personalizzato in base ai propri bisogni.
Nell’ambito dell’elettrostimolazione è di fondamentale importanza conoscere le differenze esistenti tra EMS e TENS, cioè tra elettrostimolazione muscolare ed elettroterapia antalgica. Dette differenze si sostanziano nei diversi campi di utilizzo – ambito sportivo e riabilitativo la EMS, ambito medico e fisioterapico, invece, la TENS – e nelle diverse modalità con cui operano gli impulsi elettrici inviati dai due dispositivi. Fatta questa breve premessa, veniamo ora ai dettagli di entrambe le tipologie di elettrostimolazione.
La EMS (o Electro Muscle Stimulation), presente in quasi tutti gli elettrostimolatori, adopera gli impulsi elettrici per agire sui muscoli e sui nervi motori allo scopo di provocare una contrazione muscolare involontaria. I benefici sono riscontrabili in campo sportivo, nello sviluppo della forza o della resistenza, ad esempio, ma anche nel recupero e nella capillarizzazione. Non bisogna però intendere l’elettrostimolatore EMS come sostituto dell’attività fisica, ma quale integrazione di un programma di allenamento, in considerazione del fatto che la contrazione involontaria alla base dell’elettrostimolazione non è efficace come quella volontaria, “tipica”, appunto, dell’attività fisica.
È tuttavia quello riabilitativo l’ambito nel quale la corrente EMS trova maggiore applicazione, anzi in merito non è a tutti noto che originariamente il suo utilizzo era destinato in via esclusiva alla fisioterapia ed alla riabilitazione. Rieduca i muscoli al movimento a seguito di un periodo di inattività per infortunio, previene o ritarda l’atrofia muscolare, impedisce le trombosi venose.
La TENS (o Transcutaneous Electrical Nerve Stimulator), è una tecnica di elettrostimolazione adoperata con finalità antalgiche per far fronte al dolore provocato da diverse patologie, quali lombalgia, tendinite, osteoartrite, per fare qualche esempio. Di utilità anche in caso di distrofia muscolare e di muscoli denervati, o in presenza di male avvertito in conseguenza di un parto o di un intervento chirurgico. L’elettrostimolatore TENS interviene sul dolore generando corrente a bassa intensità, trasmessa, attraverso gli elettrodi, alla zona da trattare: gli impulsi elettrici agiscono a livello cutaneo e sui nervi sensori, differentemente da quelli caratterizzanti la EMS, che – come poc’anzi anticipato – agiscono direttamente sui muscoli e sui nervi motori.
In base all’intensità della frequenza emessa, l’elettrostimolazione con corrente TENS si divide in diverse sottocategorie:
- convenzionale o antalgica rapida, così chiamata perché l’effetto si manifesta in un breve lasso di tempo, generalmente 30/40 minuti: l’intervento è diretto sul sintomo del dolore. Sono richieste circa 12 sedute – di 30/40 minuti, generalmente – per ottenere risultati apprezzabili, in considerazione del fatto che l’effetto è di breve durata;
- endorfinica, o anche detta ritardata, in quanto l’effetto si verifica solo dopo qualche ora dal trattamento. Il fine è quello di elevare la soglia del dolore in virtù della produzione di endofine. Solitamente una seduta ha una durata che va dai 20 ai 40 minuti;
- a scansione, in cui durante il trattamento variano sia la frequenza che la larghezza dell’impulso, per evitare che la fibra si abitui allo stimolo. Non è dunque necessario aumentare continuamente l’intensità, ma questa va selezionata all’inizio del programma e così mantenuta sino alla fine;
- con valori massimi, trattamento ideale per lenire il dolore provocato da un trauma intenso, come una distorsione: blocca perifericamente gli impulsi dolorosi, producendo un effetto analgesico. Si adoperano la massima frequenza e la massima larghezza degli impulsi, mentre l’intensità deve essere impostata sul livello massimo tollerato dal soggetto. La seduta ha una durata davvero breve, di circa 3/5 minuti;
- ad impulsi Burst, dai risultati equivalenti al programma Ritardato o Endorfinico, utilizzando, però, le frequenze proprie di quello Convenzionale.
Vengono definiti “accessori” dell’elettrostimolatore, ma in realtà costituiscono sua “parte integrante”, senza la quale l’elettrostimolatore stesso non potrebbe funzionare in modo corretto. Conduttori con la mansione di trasmettere impulsi elettrici a bassa frequenza ad uno specifico muscolo del corpo, gli elettrodi si suddividono in due grandi categorie: gli autoadesivi e i pregellati.
Gli autoadesivi sono assai agevoli da utilizzare, in quanto basta togliere la pellicola che li ricopre e posizionarli sulla zona di interesse. Come i pregellati, aderiscono perfettamente alla pelle, ma ancor più rapidamente dei primi: lasciano, tuttavia, residui ardui da portar via, ragione, questa, che spinge a privilegiare i pregellati. La loro caratteristica? Come facilmente intuibile, va ricercata nel fatto che sono elettrodi già gellati, che cioè aderiscono in modo perfetto.
Sia gli elettrodi autoadesivi che quelli pregellati, poi, si suddividono ancora in monouso – che possono essere utilizzati una sola volta – e riutilizzabili – che durano più a lungo e che possono essere adoperati per un numero maggiore di volte. Verso quali indirizzarsi? La scelta tra le due tipologie è prettamente soggettiva, dipendendo dall’uso al quale è destinato l’elettrostimolatore. Se detto uso è per più sedute al giorno, il consiglio è quello di scegliere gli elettrodi riutilizzabili, considerando anche l’aspetto economico; se invece ci si serve dell’elettrostimolatore in modo non frequente, allora l’ideale sarebbe optare per quelli monouso. Ovviamente, fermo restando questi suggerimenti, si può decidere tranquillamente di adoperare quelli monouso anche nel caso di più sedute giornaliere.
Una volta illustrate le diverse tipologie di elettrodi, è il caso di chiarire anche il loro posizionamento, “tematica” che incontra talora non pochi dubbi e perplessità. Vengono in aiuto, al riguardo, i manuali di istruzioni che accompagnano l’elettrostimolatore, manuali indicanti l’esatta collocazione degli elettrodi in base alla zona del corpo su cui si intende lavorare. I display degli apparecchi più innovativi, inoltre, presentano un’immagine riferentesi all’esatto posizionamento degli elettrodi, immagine che tra l’altro lampeggia sino a quando gli elettrodi stessi non avranno raggiunto la giusta collocazione.
Detto ciò, è opportuno chiarire che gli elettrodi vanno applicati solo dopo aver raggiunto la posizione che resterà tale durante tutta la durata del trattamento, e non prima, per impedire che possano spostarsi.
Sono uno dei parametri fondamentali da prendere in considerazione al momento della scelta di un elettrostimolatore: i canali di uscita rappresentano le vie d’uscita per la trasmissione degli impulsi elettrici, e “corrispondono” ai muscoli da trattare. A ciascun canale vanno collegati gli elettrodi, da applicare nella zona del corpo di interesse.
I canali di uscita possono essere due o quattro, raggiungendo il numero di sei nei modelli di elettrostimolatori più professionali. Cosa conviene? La risposta è strettamente legata al numero di zone del proprio corpo che si intende stimolare contemporaneamente: con due soli canali è possibile stimolare solo un gruppo muscolare, con quattro, invece, ben due gruppi muscolari contemporaneamente. Ragionando in termini economici, come è facilmente intuibile, il modello con 4 canali ha un costo maggiore.
Gli elettrostimolatori attualmente presenti sul mercato prevedono generalmente i seguenti programmi:
- Sport ((Riscaldamento, Forza, Resistenza aerobica, Forza resistente, Forza esplosiva, Recupero, Capillarizzazione, Decontratturante);
- Estetica (Rassodamento, Tonificazione, Lipolisi, Drenaggio);
- Infortuni (Programmi antalgici – onde TENS).
A titolo esemplificativo, nei Programmi “Sport”, la “Forza resistente” – indicata per quelle discipline sportive richiedenti sforzi intensi e prolungati – è progettata allo scopo di aumentare la capacità dei muscoli stimolati di sostenere agevolmente forti sforzi; la “Resistenza”, invece, prevista in sport quali la corsa di fondo o la maratona – ovvero sport di resistenza – è studiata per incrementare la capacità di resistenza muscolare.
Nei programmi “Estetica”, il “Rassodamento” è adoperato per rassodare la muscolatura, mentre la “Tonificazione” consente al muscolo sul quale si lavora di migliorare il trofismo.
I programmi antalgici, infine, sono utilizzati per combattere il dolore causato da un infortunio muscolare , oppure per ridare tono e forza ad un muscolo rimasto fermo per un incidente per un periodo prolungato di tempo.
Ciascun programma prevede l’alternarsi di momenti di contrazione e di momenti di pausa; la durata va da un minimo di 20 minuti a un massimo di 45, in relazione al programma che si sceglie di adoperare, mentre il numero delle sedute settimanali va da 2 a 4, in base all’obiettivo che ci si prefigge di raggiungere.
La scelta tra i diversi programmi – or ora elencati – è strettamente dipendente da quelle che sono le proprie esigenze e da quelle, di conseguenza, che saranno le zone del proprio corpo che andranno stimolate. E ciò tenendo conto dell’estrema versatilità dell’elettrostimolatore, come appena evidenziato attraverso i programmi da esso contemplati. Proprio in virtù di questa versatilità, prima di effettuare l’acquisto, bisognerà controllare attentamente le tipologie di programmi proposte dal dispositivo in esame, per essere certi che facciano al proprio caso, ai propri bisogni: sono infatti i programmi che veicolano, indirizzano la propria scelta verso un determinato modello di elettrostimolatore piuttosto che verso un altro.
In commercio esistono due tipologie di elettrostimolatori: quelli alimentati a batteria e quelli alimentati tramite rete elettrica. I primi, che adoperano solitamente dalle 2 alle 3 batterie AA o AAA, rappresentano la tipologia più semplice, a 2 canali. Un utilizzo costante di oltre un anno di detta categoria di apparecchi si rivela meno economico di un dispositivo a rete, ragion per cui, a meno che non sussistano particolari esigenze, si suggerisce sempre l’acquisto di apparecchi alimentati tramite cavo elettrico.
Avvalersi di un elettrostimolatore comporta diversi benefici. Innanzitutto il risparmio di tempo, poiché detto apparecchio può essere utilizzato in ogni momento della giornata, in abbinamento a qualsiasi altra attività. E questo risparmio di tempo rappresenta un indubbio vantaggio, consentendo di potersi dedicare maggiormente al miglioramento della tecnica, perfezionando la qualità dei movimenti, alla tattica, per prepararsi a ciò che può verificarsi durante una competizione individuale, ed alla strategia, per apprendere la rilevanza del perfetto binomio tecnica-tattica.
Ed ancora, tra i benefici derivanti dall’uso dell’elettrostimolatore, citiamo l’aumento della forza del gruppo muscolare di proprio interesse, e l’incremento della massa muscolare. Così come un miglioramento della capillarizzazione e della vascolarizzazione.
A fronte di detti benefici, tuttavia, vanno messi in evidenza alcuni rischi connessi all’utilizzo di un dispositivo di tale tipologia. Va segnalato, in merito, il rischio di lesioni ossee, ai legamenti ed ai tendini, ma è un rischio minimo (se non addirittura nullo), in considerazione del fatto che il muscolo è un tessuto molto resistente, in grado di sostenere sovraccarichi di lavoro anche per molto tempo, senza danneggiarsi.
Se utilizzato in maniera non corretta, l’elettrostimolatore può poi creare disarmonia e scompensi muscolari tra un muscolo ed il suo antagonista: bisogna infatti in merito sottolineare che, mentre durante una qualsiasi attività sportiva il nostro corpo adopera tutta una serie di muscoli, direttamente o indirettamente coinvolti nel movimento, nell’elettrostimolazione è possibile concentrare il proprio allenamento solamente su determinati muscoli, con l’eventualità di cui sopra.
Soggetti dalla pelle molto delicata e sensibile, infine, possono riportare, a seguito del trattamento, un arrossamento cutaneo nella zona del corpo dove sono stati applicati gli elettrodi. Si tratta, tuttavia, di una reazione passeggera, che scompare dopo pochi minuti dal trattamento stesso. Solo in caso di persistenza di tale reazione cutanea è necessario un consulto medico, per scongiurare la presenza di problematiche più serie, quali ad esempio la rottura di vasi sanguigni e capillari sottopelle, manifestantesi con lividi, o costanti dolori muscolari. In casi molti rari, poi, adoperare l’elettrostimolatore nelle ore notturne, può causare problemi di insonnia.
L’uso del dispositivo in esame è proibito a determinati soggetti, cioè ai portatori di pacemaker, ai soggetti affetti da diabete, cardiopatia, neoplasia ed epilessia, trombosi o ischemia, alle donne in stato di gravidanza, ed in presenza di determinate situazioni, quali malattie gravi, ulcera, dermatite, varici, ferite, irritazioni cutanee. Si raccomanda di leggere attentamente quanto riportato nel libretto di istruzioni, ma specialmente di rivolgersi ad uno specialista.
Come con il classico allenamento sportivo, anche con l’elettrostimolazione è necessario mettere a punto un programma e adoperare differenti range di frequenze dai differenti risultati: in tal modo si provocherà il giusto stimolo e si otterrà il lavoro muscolare che si desidera. La tipologia di frequenza scelta “comunicherà” al proprio corpo quali fibre “mettere in azione”, stimolerà cioè il tipo di fibra che si vuole sollecitare in quel determinato momento, in base alla fase di allenamento in cui si trova.
L’ideale frequenza di stimolazione, in altri termini, dipende dalla composizione del muscolo da stimolare. Ciascun muscolo è formato da percentuali diverse di fibre lente, contraddistinte da un metabolismo aerobico, e di fibre veloci, contraddistinte invece da un metabolismo anaerobico. Se si desidera stimolare un muscolo in cui sono prevalenti le fibre lente, bisognerà adoperare frequenze relativamente basse (da 1 a 30Hz), se al contrario si desidera stimolare un muscolo in grado di sviluppare elevati picchi di forza, le frequenze da utilizzare saranno più alte (da 50 a 120Hz).
Per entrare più nel dettaglio della tematica, consideriamo gli effetti degli intervalli di frequenza utilizzati.
- Tra 2 e 4 Hz, sul muscolo che si sta trattando si otterrà un effetto rilassante. In caso di eventuale, precedente, sovraccarico della zona, si percepirà una diminuzione del dolore o l’eliminazione dello stesso: ciò non perché si sta “addormentando” detta zona, ma perché si sta migliorando il trofismo della massa muscolare e la microcircolazione, drenando tossine e liquidi in eccedenza.
- Tra i 4 e gli 8 Hz, si otterrà un aumento della produzione di endorfine, ma anche un effetto massaggiante sul gruppo muscolare che si sta trattando, in caso di sviluppo dell’intensità e di corretta collocazione degli elettrodi. Effetto massaggiante, questo, che porterà con sé tanti benefici, quali un miglioramento della circolazione sanguigna locale e dell’ossigenazione dei tessuti.
- Tra gli 8 e i 12 Hz, aumenterà la circolazione locale, con conseguente aumento del trofismo, ossigenazione dei tessuti ed effetto massaggiante.
- Tra i 12 e i 40 Hz, saranno le fibre lente ad essere messe in movimento.
- Tra i 40 e i 60 Hz, si lavorerà sulle fibre lente intermedie e su alcune veloci, ottenendo, con questo allenamento, una maggiore resistenza muscolare, migliorando al contempo l’ossigenazione.
- Tra i 60 e gli 80 Hz, in base all’ampiezza dell’impulso, si uniranno al lavoro le fibre intermedie e quelle veloci: si sta agendo sulla forza e sull’aumento della muscolatura.
- Tra gli 80 e i 120 Hz, infine, a lavorare intensamente saranno le fibre veloci: con questa tipologia di lavoro si migliorano la forza e la velocità, raggiungendo potenza muscolare senza che ci si affatichi psicologicamente e fisicamente.
Durante l’utilizzo dell’elettrostimolatore, giunge il momento in cui gli elettrodi vanno sostituiti perché deteriorati, momento che si “palesa” quando compare una sensazione un pochino “antipatica” nel punto in cui sono posizionati gli elettrodi stessi. Questi ultimi vanno comunque sostituiti se sporchi o se il gel – che li “rigenera” – si presenta in condizioni non ottimali.
In merito ai ricambi, va evidenziato che anche se reperibili in commercio elettrodi universali – adatti cioè per qualunque elettrostimolatore, di ogni marca e modello – è consigliabile l’acquisto di ricambi di elettrodi originali, dello stesso brand del proprio dispositivo. Benché più costosi, sono da preferire, anche ai fini di una garanzia futura.
Alcuni piccoli consigli, comunque, consentono di adoperare gli elettrodi più a lungo. Si suggerisce, al riguardo, di attaccarli e staccarli in modo corretto, di collocarli sempre su pelle asciutta e pulita (preferibilmente senza peli o con peli radi), e di custodirli adeguatamente, servendosi dell’apposito sacchetto, così da evitare a polvere ed agenti atmosferici di pregiudicarne il regolare funzionamento.
Un’ultima notazione riguarda il tipo di attacco, che caratterizza e differenzia gli elettrodi. Negli elettrodi autoadesivi abbiamo quelli a bottone e quelli a clip: si tratta di una differenza relativa appunto al solo attacco, per cui ci si riferisce ad articoli idonei esclusivamente per quegli elettrostimolatori dall’analoga caratteristica (se si scelgono elettrodi a clip, ad esempio, sarà opportuno verificare preventivamente che il proprio apparecchio presenti lo stesso attacco).
Quella dell’effettiva funzionalità dell’elettrostimolatore è una domanda che ci si pone frequentemente, “complici” le pubblicità che promettono fisici scultorei in pochi minuti e con zero sforzi, stando distesi comodamente sul divano di casa propria. Ma per poter dire se l’elettrostimolatore funzioni davvero, bisogna specificare il tipo di trattamento per cui si intende adoperare detto dispositivo, specificazione che aiuterà a comprendere il motivo per il quale esso è efficace in certi casi e non in altri.
Partiamo dalla considerazione che vede la nascita degli elettrostimolatori legata a finalità riabilitative e fisioterapiche, allo scopo di impedire che un determinato muscolo si atrofizzi qualora una parte del corpo debba rimanere immobilizzata in conseguenza di un trauma. Ci si deve ora chiedere se una tecnica concepita per evitare l’atrofizzazione di un muscolo indebolito, possa facilitare la crescita di un muscolo normale. Per poter dare una risposta, è necessario comprendere la differenza esistente tra una contrazione volontaria – che è quella che si verifica quando si solleva un peso – e una contrazione involontaria – in cui è una fonte esterna che viene adoperata perché il muscolo si contragga passivamente.
Nel primo caso si effettua uno sforzo, per il quale vengono utilizzate le adeguate fibre muscolari, necessarie, appunto, a spostare il carico, ed in virtù di questo livello di stress – dato dal sollevamento del peso – ci sarà la crescita muscolare. Livello di stress che non può raggiungersi con il solo utilizzo dell’elettrostimolatore: la contrazione involontaria non “necessita” di un carico al quale il muscolo deve opporsi, ma deriva da un impulso elettrico esterno.
Ciò chiarisce il motivo per il quale l’elettrostimolatore non può sostituire l’allenamento, perché con quest’ultimo – lo ripetiamo – c’è una resistenza che induce ad effettuare uno sforzo, per il quale vengono utilizzate le giuste fibre muscolari: per stimolare una vera crescita muscolare la scarica elettrica dovrebbe essere così forte da causare un dolore insopportabile. Può invece, l’eletttrostimolatore, essere utilizzato come parte integrante dell’allenamento stesso, ad esempio per riscaldare determinati muscoli; è, in altri termini, un supporto, un aiuto, che in nessun caso può andare ad eliminare, come per magia, gli effetti, non proprio positivi, causati da una vita troppo sedentaria.
I benefici, dunque, ci saranno, ma solo se associati ad una regolare attività fisica e ad una sana e corretta alimentazione. Ed è sbagliato, quindi, pensare che sia sufficiente usare l’elettrostimolatore per pochi minuti al giorno per avere un corpo da favola: gli esiti, al contrario, arriveranno in genere dopo oltre un mese, e si sostanzieranno in piccoli risultati.
Le considerazioni ora messe in evidenza portano quindi a rispondere alla domanda iniziale “l’elettrostimolatore funziona?” con un “dipende”, nel senso che bisogna sempre fare riferimento al trattamento al quale è destinato. Tornando, dunque, alla nascita di detto apparecchio ed alla sua “ratio”, estrinsecantesi in tre determinati ambiti, ossia effetto antalgico, recupero del trofismo muscolare, ed antinfiammatorio, c’è da dire che nel tempo gli usi sono aumentati. Così, ad esempio, con gli elettrostimolatori TENS è possibile lenire il dolore causato dalla lombalgia, e con l’elettrostimolazione con microcorrenti (MCR o MENS) è possibile anche curare il disturbo, oltre che il dolore. Usi, questi, per i quali l’elettrostimolatore manifesta appieno la sua funzionalità.
No, l’elettrostimolatore non fa dimagrire, nonostante diverse pubblicità trasmettano messaggi in tal senso, relativi alla perdita di chili ed al raggiungimento di una forma fisica perfetta con il solo utilizzo di tale apparecchio. Ma perché esso non fa dimagrire? L’elettrostimolatore agisce tramite elettrodi invianti gli impulsi elettrici a bassa frequenza che provocano la contrazione involontaria; a seconda della zona del corpo interessata, si otterranno benefici differenti, come, a titolo esemplificativo, il miglioramento della resistenza o il rassodamento dei glutei. Tra questi effetti benefici, però, non è contemplato il dimagrimento, e ciò in quanto per bruciare i grassi è fondamentale il consumo di ossigeno, e per incrementare detto consumo (e dunque la perdita di peso) è necessario svolgere esercizio fisico. Per perdere peso, in altri termini, è necessario consumare un numero di calorie maggiore rispetto a quello a quello che è stato assunto, e l’elettrostimolatore non influisce minimamente su questo processo.
All’uso dell’elettrostimolatore deve essere associata una regolare attività fisica (non è necessario andare in palestra, basta anche fare jogging) e una sana alimentazione: solo in questo modo giungeranno i risultati desiderati, e non, come molte propagande fuorvianti lasciano intendere, stando semplicemente seduti o distesi sul divano pensando che l’elettrostimolatore faccia il lavoro al proprio posto. L’apparecchio in oggetto favorisce il drenaggio dei liquidi corporei nei soggetti obesi, dunque abbinato ad una dieta può aiutare il processo di dimagrimento.
Nemica di molte donne, la cellulite è un inestetismo della pelle che si manifesta con il tipico aspetto bucherellato a buccia d’arancia, colpendo per lo più cosce, fianchi e glutei, quelle che sono le parti “critiche” del corpo. Si tratta, nello specifico, di una problematica del tessuto connettivo, cioè di un aumento di volume delle cellule adipose, in altre parole di un accumulo di grasso, come appena detto, in determinate parti del proprio fisico. Le cause vanno ricercate soprattutto nella produzione degli estrogeni, ovvero gli ormoni sessuali femminili, il che spiega anche perché la cellulite interessi soprattutto le donne.
Come fronteggiare dunque questo antipatico inestetismo? Una valida soluzione arriva dall’utilizzo dell’elettrostimolatore, che opera attraverso degli elettrodi che vengono collocati in una specifica area del corpo, per esempio i glutei: gli impulsi elettrici inviati rompono i cuscinetti di adipe, da cui fuoriescono acidi grassi ed altre sostanze.
Attenzione, però, perché non bisogna pensare che l’elettrostimolatore, da solo, sia sufficiente a far scomparire la cellulite. Questo, purtroppo, è un errore che si tende a commettere piuttosto frequentemente. In realtà l’uso di tale dispositivo deve essere accompagnato da un corretto stile di vita, e dunque da un’alimentazione sana ed equilibrata (con il giusto apporto di frutta e di verdura e con quantità di sale opportunamente limitate) e da un’attività fisica costante e regolare, che favorisca da un lato un miglioramento della circolazione, e dall’altro una riduzione dell’accumulo di grassi ed un’accelerazione del metabolismo. Non bisognerebbe, inoltre, abusare di fumo, alcool e caffè, che aumentano la ritenzione idrica e rendono peggiore la circolazione, così come non sarebbe il caso di indossare abiti troppo attillati o scarpe troppo strette, che sono di ostacolo alla circolazione sanguigna.
L’elettrostimolatore con elettrodi adesivi rappresenta la tipologia maggiormente diffusa. Adoperabile su qualsiasi parte del corpo, in esso gli elettrodi possono variare sia per numero che per forma; apparecchio di dimensioni contenute, portatile, presenta nella confezione, assieme agli elettrodi, i cavi, il libretto di istruzioni, le batterie di ricambio, e la borsa per il trasporto.
Un’altra tipologia di elettrostimolatore è quella che consiste in una fascia da applicare nella zona del corpo che si desidera trattare, tipologia, questa, solitamente indicata per uso addominale o lombare. Gli elettrodi, in tal caso, sono posizionati nella parte posteriore della fascia stessa per trattare in modo specifico e “mirato” appunto l’area addominale o lombare. Il limite di questo modello è dato dal fatto che non può essere utilizzato per altre zone del corpo, ed il numero di programmi pre-impostati e variabili tra cui è possibile scegliere è inferiore rispetto a quello offerto dai tradizionali elettrostimolatori con elettrodi adesivi.
La scelta, tra le due tipologie, è strettamente legata a quelle che sono le proprie esigenze ed il trattamento di cui si è alla ricerca.
Gli anni che passano segnano inevitabilmente il proprio viso, “lasciando” qualche ruga che, come è facilmente intuibile, non sempre è ben accetta, pur simboleggiando le esperienze della vita. A ciò bisogna poi aggiungere la stanchezza che purtroppo è spesso una costante, qualche notte insonne, ed i ritmi frenetici di lavoro, che molto spesso non consentono il giusto riposo. Come fare, dunque, per ringiovanire il viso? Per donargli un aspetto più luminoso? Fortunatamente, il lifting – che oltre ad essere costoso non dà sempre i risultati sperati – non è l’unica risposta: una valida soluzione, infatti, può essere data dall’elettrostimolatore (in inglese microcurrent facial), purché sia di qualità ed il suo uso sia supervisionato da uno specialista.
Un elettrostimolatore per il viso agisce sui muscoli del volto, sottoponendoli ad un lavoro passivo, nello stesso in cui uno per gli addominali fa con la pancia. Il risultato è un risollevamento della struttura muscolare ed un incremento di volume del muscolo, che va a riempire le zone vuote del viso. Nello specifico, adoperare un elettrostimolatore di tale tipologia migliora il tono muscolare del volto, risolleva zigomi e guance, appiana le rughe labiali e del naso, rassoda il collo ed il doppio mento. Gli impulsi elettrici dell’apparecchio in oggetto, inoltre, favoriscono la microcircolazione, migliorando l’elasticità della pelle, dall’aspetto più disteso e giovane.
Perché i risultati siano apprezzabili, però, l’utilizzo dell’elettrostimolatore per il viso deve essere costante e continuativo: non tutti i giorni, ma neanche una o due volte al mese. I risultati, va da sé, dipenderanno anche dall’efficacia del dispositivo acquistato.
Prima di rispondere alla domanda, è necessario premettere che la tematica è fonte di discussioni, tra chi è contrario e chi, invece, è favorevole all’elettrostimolazione al seno. Sul punto va detto che di controindicazioni ne esistono, ma sono quelle che riguardano tutti gli elettrostimolatori, e non solamente quelli di questa categoria: vanno dunque tenute presenti dette controindicazioni, relative ai soggetti che non possono servirsi di un tale dispositivo.
Detto questo, tornando agli elettrostimolatori per il seno, bisogna innanzitutto precisare che essi non fanno aumentare di taglia (come si potrebbe pensare), dando modo di passare, ad esempio, da una terza ad una quarta, ma permettono di avere un seno più alto, più armonioso. Agiscono, in altri termini, sulla tonificazione e sul rassodamento, e ciò in quanto gli impulsi elettrici a bassa intensità rendono migliore la circolazione sanguigna del seno, consentendo la riattivazione del rinnovamento cellulare. Un seno più “alzato”, dunque – si faccia attenzione – ma non più grande.
Non bisogna, tuttavia, affidarsi esclusivamente all’elettrostimolatore, ma eseguire anche alcuni esercizi, al fine di ottenere prima i risultati che si desiderano. Tra questi, ne citiamo due:
- piegamenti sulle braccia. Stando in piedi di fronte ad un muro, portare le mani all’altezza delle spalle, tenere le gambe chiuse e poco piegate, ed i piedi a 20 cm dal muro. Espirare piegando i gomiti e portando il corpo verso il muro stesso.
- esercizi con pesetti, o alternativamente, con bottiglie d’acqua da un litro. Servendosi di un tappetino, stare sdraiati sulla schiena e stendere le braccia verso l’alto; tenendo tra le mani i due pesetti, far scivolare in avanti il braccio destro e indietro il sinistro, e viceversa. Si tratta di un esercizio da compiere per circa dieci volte per 2/3 serie consecutive.
Anche alcuni suggerimenti possono essere di aiuto: così, è il caso di non indossare reggiseni troppo stretti, e di non dormire a pancia in giù, perché di blocco alla circolazione sanguigna.
Se si desidera tonificare le braccia, tornare ad utilizzarle a seguito di un serio infortunio, o lenire i dolori conseguenti ad un allenamento intenso, una valida soluzione può essere, appunto, quella di fare uso di un elettrostimolatore per le braccia che può essere adoperato anche in ambito sportivo, a patto però, di intenderlo come integrazione ad un programma di allenamento, e non come sua sostituzione.
A seconda del modello di apparecchio scelto, i programmi relativi andranno da quelli per la tonificazione per le braccia e lo sviluppo dei bicipiti, ai trattamenti antidolore, a quelli per il recupero muscolare (quali, ad esempio, il recupero post-allenamento ed il massaggio rigenerante) e per la riabilitazione di un muscolo costretto all’inattività per un lungo periodo di tempo. Negli elettrostimolatori più completi, poi, non mancheranno i programmi per la preparazione fisica dell’atleta: si tratta, comunque, di apparecchi maggiormente indicati per gli sportivi.
Il dolore al ginocchio, che può colpire indifferentemente sia soggetti giovani che meno giovani, può derivare da diverse cause, come un trauma, ad esempio, ma anche da una patologia, quale l’artrite. Se si vuole evitare l’assunzione di antidolorifici, una valida soluzione per alleviare questo disturbo, chiamato gonalgia, è quella di ricorrere ad appositi dispositivi TENS, capaci di far fronte a problematiche che interessano anche altre parti del corpo.
Prima di addentrarci nel “vivo” della materia, tuttavia, è il caso di sottolineare l’importanza di valutare preventivamente che il dolore al ginocchio non sia la “spia” di qualcosa di più serio (come ad esempio una lesione), e, dunque, di consultare il medico di fiducia perché faccia chiarezza sulla situazione.
Detto ciò, l’elettrostimolatore è in grado di alleviare il dolore al ginocchio perché si è in presenza di un dispositivo TENS – come accennato poc’anzi – che utilizza quella che è attualmente una delle terapie più diffuse. La TENS (acronimo di Transcutaneous Electrical Nerve Stimulator), in pratica, contrasta il dolore causato da un determinata patologia, come il mal di schiena o la sciatalgia, a titolo esemplificativo, potendo trovare applicazione in quasi ogni area del corpo. Abbiamo, così, il tens ginocchio, il tens lombare, il tens spalla, il tens per cervicale. Ma come agisce questa tipologia di elettrostimolazione? In virtù della generazione di corrente a bassa intensità, trasmessa, attraverso gli elettrodi, alla zona del corpo da trattare (in questo caso, al ginocchio). Gli impulsi elettrici – è importante sottolinearlo – operano a livello cutaneo e sui nervi sensori, a differenza di quelli propri della EMS (acronimo di Electro Muscle Stimulation), che intervengono direttamente sui muscoli e sui nervi motori.
La struttura dell’elettrostimolatore per ginocchio prevede un manicotto per trattare la specifica zona da trattare. La forma ergonomica che lo caratterizza – avvolgente e comoda – ne consente l’utilizzo da parte di soggetti di diversa corporatura: si è infatti in presenza di materiali elastici e regolabili grazie alle chiusure a strappo.
Il più grande muscolo della parte anteriore della coscia, il quadricipite è formato da quattro capi: il retto femorale, il vasto mediale, il vasto laterale, ed il vasto intermedio. Di fondamentale importanza per la funzione sia statica che dinamica, evita alle gambe di piegarsi quando si è in piedi, ed al contempo consente di correre e saltare, quando il ginocchio viene steso velocemente. È facilmente comprensibile, dunque, il rilievo assunto dal quadricipite non solo in ambito sportivo, ma nella vita quotidiana in genere: esso, infatti, rende salda l’articolazione del ginocchio, e un’eventuale lesione o debilitazione farebbe venir meno la protezione verso il ginocchio stesso, causando un’atrofia con conseguenze negative non circoscritte esclusivamente al tessuto muscolare.
Alla luce di quanto detto, allenare il quadricipite nella maniera giusta è di assoluta importanza, e ciò per qualunque tipologia di sport. Come procedere in tal senso? Il miglior metodo resta sempre e comunque una sana attività fisica, ma integrare l’esercizio pratico con l’utilizzo dell’elettrostimolatore può risultare vantaggioso. L’apparecchio in oggetto agisce tramite elettrodi che trasmettono gli impulsi elettrici in una specifica area del corpo, a seconda delle personali esigenze. In base alla tipologia di corrente sarà diverso il trattamento effettuato, perché si opterà per l’elettrostimolazione EMS se si desidera sviluppare le capacità del quadricipite (come la forza, ad esempio), oppure riabilitare questo muscolo a seguito di un infortunio; si deciderà invece per l’elettrostimolazione TENS per eseguire trattamenti antidolorifici.
Per quanto concerne la collocazione degli elettrodi, essendo quattro i muscoli del quadricipite – come evidenziato poc’anzi – essa muterà in base a quello che è il muscolo che va stimolato. Così, per la stimolazione del retto anteriore, gli elettrodi prossimali (cioè quelli che vanno posizionati all’origine) andranno applicati a 8 cm dall’inserzione (sia a destra che a sinistra), mentre quelli distali (quelli che vanno sistemati più distanti) andranno collocati sulla massa del quadricipite. Per la stimolazione del vasto, invece, gli elettrodi prossimali andranno posizionati più lateralmente, vicino all’origine del vasto, mentre quelli distali andranno disposti sulla massa del quadricipite.
Detti posizionamenti, tipici per quel che riguarda l’elettrostimolazione del quadricipite, non vanno tuttavia intesi “in senso assoluto”, in quanto gli stessi possono diversificarsi in base al programma da seguire.
Dolore al collo, mal di testa, nausea, senso di vertigini, ronzii, sono tutti classici sintomi della cervicale, uno dei dolori più diffusi dalle diverse cause, una postura non corretta, ad esempio, ma anche un colpo di freddo. Come farvi fronte? Una risposta positiva giunge dall’utilizzo dell’elettrostimolatore TENS, che agisce con scopo antalgico sulla zona di interesse, attraverso il posizionamento degli elettrodi nell’area cervicale. L’effetto sarà antidolorifico. Si distinguono due principali tipologie di trattamento: TENS Convenzionale e TENS Endorfinica. La prima, che agisce bloccando il dolore a livello spinale, è anche detta Rapida perché è in grado di eliminare il dolore dopo pochi minuti di trattamento; la sua durata, però, è altrettanto veloce, il che richiede più sedute frequenti perché il dolore scompaia in modo definitivo. La sensazione che si percepisce nel corso di questo trattamento è quella di un leggero formicolio. La TENS Endorfinica, invece, è più lenta, ma la sua durata è di conseguenza più “prolungata” nel tempo.
Fermo restando l’utilizzo dell’elettrostimolatore per contrastare la cervicale, è opportuno segnalare alcuni semplici esercizi per impedire o lenire il dolore. Citiamo, al riguardo, quello che consiste nel ruotare la testa sia verso destra che verso sinistra, e quello che prevede di appoggiarsi allo schienale della sedia, muovendo la testa prima avanti e poi indietro, senza staccarsi però dallo schienale stesso. Questo secondo esercizio è perfetto per potenziare il movimento delle vertebre verticali.
Attenzione però: non si tratta di rimedi dai risultati immediati, è necessario eseguirli per diverse volte.
L’uso dell’elettrostimolatore è efficace per allenare e sviluppare i polpacci solo se abbinato al proprio allenamento: i risultati migliori, in particolare, giungono se detto uso è effettuato entro almeno le tre ore dal termine dell’allenamento stesso, in quanto sarà maggiore la possibilità di reclutare più fibre muscolari.
In merito ai programmi disponibili per l’elettrostimolatore muscolare del polpaccio, essi sono diversi in base alla tipologia di modello scelto. I principali sono “Forza” (dalle diverse “sfumature”, poiché un singolo apparecchio permetterà di utilizzare trattamenti ancora più specifici, quali forza resistente o veloce, ad esempio), “Resistenza”, e “Endurance”, che consente di rendere migliori le prestazioni tipiche degli sport di resistenza (rugby, calcio, ecc.).
I polpacci possono anche essere sottoposti a trattamenti antidolorifici, in presenza, ad esempio, di uno strappo muscolare, trauma che colpisce piuttosto frequentemente questa parte del corpo, specie tra gli sportivi. Per lenire il dolore, evitando l’assunzione di farmaci, è possibile fare ricorso all’elettrostimolazione TENS, che in virtù degli impulsi elettrici, stimola le fibre nervose cacciando via il dolore.
Il pavimento pelvico può essere soggetto ad indebolimento, e ciò per diverse cause, quali la stipsi cronica, l’obesità, il parto naturale, o gli sport intensi. Esistono anche soggetti più “predisposti” di altri, come i fumatori eccessivi, i soggetti che soffrono di patologie respiratorie croniche, e quelli che hanno subito interventi chirurgici.
Mantenere in buona salute il pavimento pelvico è di estrema importanza, in caso contrario potrebbero presentarsi situazioni di imbarazzo e disagio, quali la perdita involontaria di urina o di feci, l’esigenza di dover spesso urinare, o, al contrario, la difficoltà a svuotare completamente la vescica. Situazioni, queste, che comprometterebbero sicuramente il proprio vivere quotidiano ed anche i rapporti interpersonali, ma che, per fortuna, possono essere contrastate attraverso il rafforzamento del pavimento pelvico. Come? Servendosi dell’elettrostimolazione: il trattamento prevede l’utilizzo di una sonda vaginale o anale collegata all’elettrostimolatore, trattamento, questo, assolutamente sicuro, indolore ed efficace, tanto da poter eseguito anche a casa propria, previo però parere medico. Gli impulsi elettrici inviati dall’elettrostimolatore stimolano la contrazione muscolare, nella fattispecie la muscolatura pelvica e le strutture nervose, migliorandone la resistenza, l’elasticità, la distensibilità ed il trofismo muscolare. Da ciò consegue una maggiore robustezza delle fibre muscolari, una maggiore sensibilità ed un miglioramento nella capacità di contrazione.
Sul mercato sono disponibili apparecchi che contemplano specifici programmi per rinforzare il pavimento pelvico o attenuarne il dolore (TENS antalgico, in questo secondo caso).
Per quanto concerne i trattamenti relativi all’incontinenza, distinguiamo l’incontinenza da sforzo (quando scappa qualche goccia di urina), l’incontinenza da urgenza (quando purtroppo non si fa in tempo a raggiungere il bagno), e l’incontinenza mista (che contempla entrambe le predette problematiche). Quello dell’incontinenza urinaria, va detto, è un disturbo che colpisce non solo i soggetti di una certa età, ma anche quelli più giovani, ed è dipendente da una contrazione involontaria della muscolatura vescicale.
Si manifesta nel momento in cui la linfa non può scorrere in maniera adeguata verso il cuore, ristagnando nei tessuti: le braccia e le gambe si gonfiano, formando l’edema, ossia un gonfiore cronico, in altri termini, un accumulo di liquidi. Il linfedema è un disturbo che peggiora con il trascorrere del tempo, conducendo alla fibrosi – cioè ad una maggiore durezza dei tessuti – e, nei casi più seri, anche a difficoltà nel muovere l’arto interessato. Si distingue in primario (congenito, o manifesto nei primi mesi di vita o sviluppantesi in gioventù per via di alterazioni del sistema linfatico già presenti), e secondario (non congenito, ma nascente durante la vita, a causa di interventi chirurgici o infezioni, ad esempio, ma anche di parassiti o lesioni dei vasi linfatici).
Se in passato il linfedema appariva impossibile da affrontare, oggi invece una soluzione in tal senso arriva dall’elettrostimolazione, attraverso il programma del linfodrenaggio, che consiste in un massaggio manuale, effettuato da personale qualificato, per drenare i liquidi linfatici dai tessuti.
L’elettrostimolazione del linfedema persegue la stessa finalità del linfodrenaggio manuale; l’unica differenza è da ricercarsi nell’uso di un elettrostimolatore, che facilita la capacità di contrarsi dei vasi linfatici attraverso gli impulsi elettrici, inviati tramite elettrodi. L’elettrostimolazione in oggetto va eseguita con correnti neofaradiche e ad onda quadra.
Il mercato mette a disposizione apparecchi portatili, che rendono agevole la continuazione del trattamento anche a casa propria, previa, ovviamente, autorizzazione da parte del medico curante.
Dopo aver illustrato le cause all’origine del linfedema, è opportuno mettere in evidenza alcuni suggerimenti, che pur non evitando la possibilità di contrarre questo disturbo, limitano il rischio della sua manifestazione. Suggerimenti, quelli che elencheremo di qui a breve, che si sostanziano nel tenere una corretta igiene personale, nello svolgere attività fisica, e nell’evitare le infezioni. Nello specifico:
- non tagliare le cuticole durante la manicure
- nell’utilizzo dei rasoi elettrici per la depilazione delle ascelle, assicurarsi che le testine siano pulite
- sterilizzare da subito eventuali graffi e adoperare una garza sterile
- indossare abbigliamento comodo
- servirsi di guanti quando si utilizzano strumenti taglienti
- prevenire con creme le punture di zanzare, che possono essere causa di infezioni cutanee
- svolgere attività fisica
Se l’uso dell’elettrostimolatore è controindicato in gravidanza, non lo è invece nel periodo post parto: l’unica raccomandazione è quella di non servirsi di tale apparecchio durante l’allattamento, in quanto potrebbe alterare i livelli di acido lattico.
L’elettrostimolazione viene in aiuto alle neo-mamme che dopo il parto desiderano tornare in forma e risolvere qualche piccolo fastidio legato al parto stesso, come l’incontinenza. In base alla corrente adoperata ed allo specifico programma dell’elettrostimolatore, sono diversi i vantaggi che si possono avere. Tra questi, citiamo:
- il rassodamento ed il modellamento del seno;
- la tonificazione, che facilita il recupero muscolare;
- la lipolisi post-pasto, un trattamento utilizzato per “assorbire” le riserve grasse dell’organismo;
- il drenaggio post-parto, di aiuto nell’eliminazione degli inestetismi provocati dalla ritenzione idrica;
- l’incontinenza. Il parto, come anticipato, può comportare una tale problematica, dovuta quasi sempre alla pressione esercitata dal bambino, al momento del parto stesso, sulla muscolatura del pavimento pelvico e del perineo. E l’elettrostimolazione viene adoperata per rinforzare, appunto, detta muscolatura.
In caso di parto cesareo, a prescindere dall’incontinenza, è sempre di estrema importanza rivolgersi al proprio medico prima di adoperare apparecchi di tale tipologia, onde evitare un’eccessiva e precoce stimolazione della muscolatura addominale, specie nelle zone interessate dall’intervento. Anche nel caso di parto naturale, comunque, si consiglia vivamente un consulto medico, prima di ricorrere all’elettrostimolazione.
Ci si chiede sovente se l’elettrostimolazione possa essere adoperata anche dagli anziani. Certamente, d’altra parte non deve dimenticarsi che la sua nascita è legata a finalità fisioterapiche e riabilitative, diffondendosi solo in un secondo momento in altri settori, come quello sportivo.
Nello specifico, l’elettrostimolazione può essere di aiuto agli anziani per alleviare i diversi dolori causati dall’invecchiamento. Con l’età che avanza si comincia a perdere massa muscolare, e la forza non è più quella di un tempo; i malesseri e le difficoltà – come ad esempio quella di riprendersi dopo un infortunio – si acuiscono, e ricorrere ai farmaci non sempre risulta il metodo più indicato, anche in considerazione degli spiacevoli effetti collaterali talora conseguenti alla loro assunzione. Ecco allora come adoperare un elettrostimolatore si riveli la soluzione ideale, perché consente di mantenere il tono muscolare nell’attesa di poter riprendere la vita normale, quella di tutti i giorni.
L’elettrostimolatore, inoltre, è ottimo anche in presenza di incontinenza, disturbo che pur colpendo anche i giovani, riguarda particolarmente gli anziani. Un disturbo, questo, che nei casi più lievi comporta piccole fuoriuscite urinarie, ma nei casi più seri purtroppo non rende possibile raggiungere il bagno prima dell’espletazione del bisogno. Più penosa da sopportare, poi, è l’incontinenza rettale, che causa disagi ancor maggiori, tali, a volte, da limitare nel vero senso della parola la libertà dell’individuo che ne è colpito. L’elettrostimolazione è di valido aiuto in merito, dal momento che in commercio sono disponibili apparecchi forniti di specifici programmi per far fronte sia all’incontinenza urinaria che a quella rettale.